“Il mio problema è che trovo solo uomini sbagliati. Sono sfortunata”. “Mi innamoro solo di uomini che mi fanno soffrire, le relazioni finiscono ed io mi ritrovo da sola. Ogni volta mi illudo sia la storia per la vita!”. Quante volte ci capita di sentire queste riflessioni! Infarcito di favole e di ideali, l’immaginario collettivo femminile sembra seguire un copione comune: sempre alla ricerca dell’uomo dei sogni, del Principe Azzurro. Si desidera un ideale, l’altra metà della mela, un essenza umana capace di restituire quella sensazione di completezza ed unità alla nostra esistenza che abbiamo perso al momento della nascita, quando ci hanno separati dal caldo utero materno , sensazione che ci rimane dentro e che nostalgicamente andiamo cercando nella relazione con l’Altro. Ma il desiderio di trovare nel mondo l’uomo ideale, il compagno di viaggio della Vita e la possibilità di creare le premesse per un legame duraturo, si potrà realizzare solo a patto che il cammino di ricerca inizi prima dentro se stessi e che quella completezza perduta si ristabilisca interiormente grazie ad una personalità che affondi le proprie radici in una coppia di aspetti maschili e femminili in equilibrio tra loro. Sentirsi sostenuti ed appagati dalla propria parte maschile, ovvero sentirsi spinte a realizzare se stessa nella Vita e desiderose di impegnarsi per realizzare i propri sogni diventa la premessa fondamentale per orientare la donna nella scelta del compagno più idoneo per se stessa.
L’uomo giusto è prima di tutto dentro ciascuna donna, è una parte maschile dell’Anima femminile che si forma negli anni in relazione alle esperienze che la bambina ha avuto con le figure maschili di riferimento (padre, zii, fratelli), è una spinta ad agire, una forza che la sostiene nelle azioni e la orienta nelle scelte della Vita. Dalla ricerca del proprio sostegno interiore maschile dovrebbe partire ogni percorso femminile che voglia assicurarsi una sana capacità di relazionarsi col mondo esterno: da una più approfondita conoscenza del proprio mondo interno e di come questo possa arricchire o distruggere i legami affettivi. La ricerca dell’uomo giusto , del compagno ideale dovrebbe partire prima di tutto da dentro se stesse nell’impegno ad individuare e a sviluppare un legame con la propria autostima, con una parte maschile che genera fiducia in se stesse, autonomia di giudizio ed il coraggio di portare avanti i propri obiettivi con la consapevolezza di avere tutti gli strumenti necessari per poterli realizzare. L’uomo giusto è prima di tutto un Animus interiore ,un’energia spirituale capace di fornire all’universo femminile una prospettiva esistenziale più elevata , un occhio che vede oltre il problema immediato che quotidianamente rischierebbe di bloccarla in emozioni incontrollabili, è un’energia che l’aiuta ad essere lucida nelle decisioni che prende, a guardare lontano e a non perdere la rotta nel viaggio della Vita, una voce interiore che fa coppia con la parte istintiva e pulsionale della personalità del femminile e orienta il sentire della donna , le sue intuizioni, le sue percezioni in progetti , in azioni in esperienze concrete, senza però allontanarla dalla propria emotività, dal proprio sentire autentico e fisico, dal proprio intuito.
Come si forma?
Questo aspetto maschile della Psiche femminile, prende origine dai primi rapporti della bambina con le figure maschili di riferimento, dalle esperienze avute con il proprio padre, o con i fratelli e può evolvere come autostima, come sicurezza in se stessa, come voce di sostegno , oppure può trasformarsi in un critico interiore, in un pensiero esigente e svalutante, in una voce severa ed umiliante che la renderà insicura e sospettosa verso le proprie doti, ipercritica verso il mondo esterno, difesa e prevenuta verso il mondo maschile, dal quale cercherà di proteggersi con atteggiamenti di sfida o di fuga . Questo aspetto psichico maschile , evolve o regredisce in relazione alle esperienze della Vita ed è in continuo mutamento , come in continua evoluzione è la Psiche stessa di ciascun individuo. L’Animus capace di sostenere la parte femminile alimenta concretezza alle parti emotive ed intuitive della donna e va a completarla equilibrando nella Psiche parti emotive e razionali, spinte ideali verso sogni irrealizzabili ed esame di realtà, valutazione dei limiti che il progetto concreto impone. Questo equilibrio di aspetti femminili e maschili nell’Anima, questa “coppia interna” crea le premesse per una fiducia di base verso il mondo esterno ed una maggiore disponibilità all’incontro con futuri partners. Al contrario, conflitti interiori non elaborati, esperienze negative non capite creano pre-giudizi e corazze, attivano il bisogno di difendersi dagli uomini con il rischio di proiettare su molti “uomini giusti” una diffidenza ed una insoddisfazione personale, una scontentezza di se stessa ed una auto svalutazione che si trasforma in svalutazione del partner, in attacco al legame e in distruzione della relazione.
Come si attiva una relazione soddisfacente
L’uomo può diventare giusto solo a patto che le relazioni tra i partner si articolino su interazioni sane ed appaganti per entrambi. Questo si può verificare quando ciascun individuo raggiunge, tra i personaggi che popolano il proprio mondo interno, quella stabilità ed autonomia capace di sostenerlo nelle scelte e di tutelarlo nella diversità di opinioni .L’altra metà della mela, quella sensazione di completezza e appagamento, di completamento e compensazione che cerchiamo fuori da noi attraverso un legame affettivo, va prima di tutto ritrovata in se stessi per sentirsi finalmente liberi di esprimere la propria unicità , per tornare ad essere Autori di ciò che quotidianamente andiamo esprimendo nella Vita , responsabili ed artefici della qualità che vogliamo dare alla nostra esistenza e liberi di realizzare al meglio i nostri progetti in relazione alle opportunità che la Vita ci offre. Ma per poter abbandonare il personaggio che Altri hanno scritto per noi (Stefania Fioruzzi “Come in una favola. Lavorare con l’Analisi Immaginativa per liberare il magico mondo che è in noi” Oscar Mondadori)e dare spazio al nostro Vero Se’ , per riuscire a scrivere la nostra esistenza in modo autonomo, come soggetti individuati ,dobbiamo acquisire una maggiore fiducia nella Vita, accogliere il cambiamento ed utilizzare ogni evento, anche se doloroso, come una nuova opportunità all’interno della quale scoprire aspetti di noi ancora ignoti.
Superare la paura del cambiamento
Proprio dalla paura del cambiamento e del diverso si genera il desiderio di un uomo idealizzato, del principe delle favole, che svaluta ogni legame reale e scarta la relazione quando emergono le prime difficoltà e il partner mostra la propria personalità nell’insieme degli aspetti positivi, rassicuranti e consolatori, con quelli negativi, che spaventano, confondono , mettono in discussione la sicurezza del conosciuto e del controllo. Il partner diventa limitante e perde l’aspetto idealizzato di colui che risolve magicamente , in grado di sintonizzarsi perfettamente sulla nostra lunghezza d’onda ,in grado di capire ,capace di compensare le carenze, di far sentire speciali ed uniche, di mettere al primo posto nella scala delle priorità, di sostenere nei momenti di sconforto, di offrire disponibilità e soluzioni nei momenti di paura. La paura di accogliere le diversità, il timore del cambiamento spinge a ricercare un alter ego , che offra sicurezza , che preservi il legame da ogni tipo di scontro o confronto, che regali stabilità, che allontani dalla relazione ogni Alterità o diversità. “Siamo uguali“, si sente dire spesso con orgoglio, ”non abbiamo neppure bisogno di parlare!” “Siamo perfettamente sintonizzati, abbiamo gli stessi interessi, ci piacciono le stesse cose”. Un rispecchiamento reciproco che non permette l’ingerenza di alcuna individualità e che porta ad una fusione reciproca. O siamo Uno o non siamo Nessuno. Ci si perde nell’Altro esaltandosi dall’aver riprodotto un legame “simbiotico” all’interno del quale due esseri con le loro specificità e differenze si fondono e ricreano quell’unità originaria che fa sentire ciascuno sicuro e protetto dal mondo esterno , come il bambino tra le braccia della madre al momento dell’allattamento.
Uscire dalla simbiosi e dal controllo sull’altro
Questa esclusione dalla psiche dell’aspetto di diversità ovvero del maschile ,questo desiderio di “ abbracciare se stessi” ovvero la propria parte femminile, questo bisogno di sicurezza, di stabilità e di blocco in un rispecchiamento reciproco di vedute, rende la relazione immobile, ferma in un simbolico “due cuori e una capanna” che rischia di diventare una prigione per entrambi se perde di vista la parte creativa, avventurosa, bisognosa di sperimentare e sperimentarsi che esiste in ognuno di noi. “IO vivo per te, Tu vivi per me” può avere senso solo se non si sovrappone alla realizzazione personale di ciascuno dei partner e trova tra il bisogno di realizzare il proprio destino e la voglia di condividere con un Amore questo progetto, un sano compromesso .Fare della storia di amore l’unica ragione della propria esistenza, significa mettere nelle mani e nel volere di un altro il proprio destino, delegando, come un bambino con la madre, i tempi e i ritmi di un appagamento personale di cui uno dei due partner rifiuta di assumersi la responsabilità di raggiungere in prima persona. Questo legame, divenuto simbiotico, se protratto nel tempo, incatena l’Anima, soffoca la creatività e il bisogno di rinnovamento, rivendica il distacco e si trasforma in una dichiarazione di guerra all’Altro. Guerra il cui campo di battaglia diventa il corpo o la Psiche stessa. Molti stati ansiosi, attacchi di panico o depressioni, prendono origine dal bisogno di dare voce ad una parte di sé per troppo tempo dimenticata o inibita in ruoli troppo rigidi e la necessità di essere ”Altro da Te” trova nel dolore fisico o nel disagio psichico, l’unico strumento per risvegliare la consapevolezza, per attrarre la mente razionale su un problema da affrontare.
Ogni rapporto d’amore porta con sé una buona dose di sofferenza.
L’uomo giusto, è l’uomo che arricchisce la conoscenza di se stesse. L’uomo giusto è il diverso da sé, che permette alla donna di sperimentare le proprie capacità di amare e di agire. E’ una sfida verso l’esplorazione di nuovi spazi emozionali .Non dobbiamo temere il dolore o la fatica perché ci permettono di sperimentare la nostra forza interiore ed aumentano la consapevolezza di ciò che siamo capaci di offrire e ciò che desideriamo per noi. Il dolore nasce proprio dalla ricerca di equilibrare due spinte opposte: la voglia di sicurezza e stabilità da una parte (aspetto femminile) e il desiderio di trasgressione, di viaggio e di avventura che esiste in ciascuno di noi, dall’altra (aspetto maschile). Un legame può essere vissuto come un viaggio all’interno del quale si trova l’opportunità di una crescita reciproca, nel quale si cerca di realizzare progetti comuni senza dimenticare di realizzare se stessi e si trasforma così in un percorso di conoscenza e sperimentazione reciproca, di libertà e di rispetto. Al contrario , un legame di coppia può trasformarsi in una sosta all’interno del viaggio della Vita, in un porto sicuro nel quale rifugiarsi ,proteggersi e smettere di viaggiare , di conoscere, di offrire alla Vita il nostro contributo. Ci ancoriamo nella sicurezza che l’Altro ci offre e smettiamo di sperimentare e di crescere. La nostra Anima è divisa tra la voglia di separarci e sperimentare le nostre capacità, tra un frammento di Ulisse che ci muove verso l’ignoto, ed il piacere di sentirci sicuri e protetti, il bisogno di fermarci e di aspettare come fossimo Penelope. L’uomo per la donna può essere l’inizio di un viaggio che la porta lontana dalle proprie conoscenze e sicurezze femminili, le apre nuovi mondi, la mette a confronto con il diverso da sé e l’ignoto. L’incontro con il maschile per il femminile è un momento di cambiamento, di rottura e, così come accade all’inizio di tutte le favole, rompe gli equilibri, la allontana dalle proprie sicurezze e la mette a confronto con le proprie paure e a confronto con la propria autostima. L’incontro con il maschile aiuta il femminile ad evolvere, a sperimentare il proprio lato eroico, a vedersi agire in modi nuovi, ad entrare in contatto con emozioni fino a quel momento a lei sconosciute: “non mi sarei mai immaginata di reagire cosi’…” ”quando sono con lui la mia testa non ragiona più…non sembro più io”. Il prezzo per questa crescita è elevato: mette in gioco parti fragili che si vorrebbero nascondere e libera paure con le quali non ci si vorrebbe confrontare. Ogni Altro al quale permettiamo di entrare nel nostro cuore , oltre ad obbligarci ad un costante confronto con le nostre sicurezze mentali ed i nostri punti di vista, ci restituisce un’immagine di noi completa di fragilità e limiti.
Ogni crisi di coppia è un‘ opportunità per evolvere
Ogni sofferenza dell’Anima si ripercuote sul legame di coppia, ogni crisi di coppia si attiva proprio a tutela dei partner, perché ciascuno si impegni a riequilibrare il proprio mondo interno ritrovando una giusta distanza interiore, tra desiderio sicurezza e bisogno di avventura, un’altra volta tra aspetti femminili e aspetti maschili.
Ogni relazione diventerà più forte e duratura se riuscirà a confrontarsi con la paura della perdita dell’Altro , con il timore dell’abbandono e sarà capace di mettere in gioco, a proteggere senza corazzare quello che Jung definisce “bambino interiore” , una parte ereditata dall’infanzia che rimane viva nell’Anima di ognuno. Questo aspetto fragile , bisognoso di conferme e spesso limitante nella relazione affettiva , col tempo abbiamo imparato a trasformarlo nella corazza difensiva di “ colei che non deve chiedere mai”, ma può emergere nei momenti di maggiore stress emotivo e mettere in gioco reazioni emotive spiazzanti .In un legame di coppia emergono molti “personaggi interni”, molte parti di una sfaccettata personalità che il nostro IO cerca di controllare nel tentativo di assecondare le esigenze esterne e di trovare un compromesso tra bisogni e doveri. Il bambino interiore, con le sue paure di abbandono o di rifiuto legate alle esperienze infantili personali, può mettere in crisi lo stesso desiderio di rimanere nella coppia alla prima delusione affettiva:“ non sei come mi aspettavo” o al primo tradimento relazionale : “non mantieni quello che mi avevi promesso”, “ mi sento ingannata”. Spesso le parti interne più fragili prendono il sopravvento ed attivano la mente a produrre ragionamenti frettolosi e stereotipati “ sono la solita illusa…tu non sei diverso dagli altri”, o pensieri rigidi e rigorosi : “ io so che tu sei…fai.. dici”, “sono sicura che poi accadrà che”… e chiudono l’IO all’interno di una corazza difensiva resistente ad ogni confronto con l’Altro e ostile ad ogni cambiamento .Attaccare il legame e rinunciare all’Altro diventa l’unica risposta possibile alla paura della sofferenza che ogni adulto porta con sé dalle esperienze infantili e che ogni rapporto di coppia, con il suo forte coinvolgimento emotivo, può far emergere e rimettere in gioco. La scelta della solitudine come possibilità di riprendere il controllo su se stessi viene preferita alla paura di lasciarsi andare, di perdere se stessi , di affrontare il buio e le incognite che ogni incontro con l’Altro da sé mette in gioco. Le sconfitte, le sofferenze, le delusioni, le difficoltà , anche nel caso di una relazione “sbagliata” o di un uomo che ci delude, devono essere considerati uno stimolo, un opportunità che la Vita ci offre per conoscere meglio i lati in ombra della nostra personalità per riconsiderare il nostro carattere e il nostro modo di amare sotto prospettive diverse. Ogni delusione è un segnale che avverte che si sta andando nella direzione sbagliata: il primo passo da fare non è quello di modificare il mondo esterno, ma di considerare la situazione come un opportunità per interrogare se stessi ,approfondire i vissuti personali, diventa un invito a guardare dentro le proprie paure per capire dove si stia andando e dove si vuole andare. Il tempo ci trasforma, le esperienze ci fanno crescere .
Vivere nel presente e cedere alla Vita
Ciò che non trovo nella realtà è ciò che per questo momento della Vita non appartiene alle mie necessità, anche se la mia testa mi suggerisce il contrario e la mia ostinazione si sente in diritto di averlo. Se non trovo un uomo per me, se ogni relazione si conclude con una separazione è perché una parte di me si sta opponendo al legame, non si sente pronta, mi sollecita a guardare in me stessa. L’Anima o la Psiche, sanno molto di più di noi di quanto la nostra mente possa aver imparato da noi. Quando ci sentiamo sconfitti e persi fermiamoci ed impariamo ad ascoltare la nostra Anima attraverso il contatto con il nostro mondo immaginario e i sogni che prendono forma durante la notte. Fermiamoci ad ascoltare il nostro mondo emotivo, lasciamoci guidare dai suggerimenti che la nostra Psiche ci vuole inviare. Esiste in noi un mondo magico interiore, un mondo di potenzialità sconosciute all’Io che possiamo liberare e far emergere alla nostra consapevolezza attraverso un percorso di conoscenza di noi stessi. La Favolaterapia, l’Analisi immaginativa, l’interpretazione dei sogni, sono un valido strumento per dialogare con noi stessi, per liberarci da limitazioni, da ruoli che abbiamo fatto nostri ma non sono autentici, non li sentiamo nostri. In ognuno di noi esiste un personaggio legato al mondo delle favole che spingendoci verso un ideale “scritto“ da altri per noi, limita la nostra libertà e ci rende schiavi di un copione già scritto. Incontrarlo, superarlo e riscrivere la favola della nostra esistenza, ci rende esseri liberi ed autentici, Autori di una narrazione che ancora deve essere scritta e che è la nostra Vita. (Stefania Fioruzzi” Come in una favola.Lavorare con l’Analisi Immaginativa per recuperare il magico mondo che è in noi.” Oscar Saggi Mondadori)
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